Giorno 1: Milano-Pavia 16 maggio

Sono passati molti mesi dall’ideazione dell’impresa di reMIVEri ed il fatidico sabato della partenza è arrivato. I due equipaggi, al gran completo, si ritrovano in Canottieri San Cristoforo: ultimi controlli alle imbarcazioni, alle dotazioni di bordo, verifica dei remi, degli scalmi e via, con entusiasmo e consapevoli di compiere qualcosa di unico, mettiamo le barche in acqua.

Il cuore batte forte, sappiamo che molti amici e cittadini ci aspetteranno in darsena, per un saluto, prima di lasciare Milano.

Si parte, le prime remate trasmettono una strana sensazione mentre ciclisti, famiglie e persone disposte lungo il Naviglio Grande, ci incoraggiano per la nostra impresa. Man mano che ci avviciniamo alla darsena la folla aumenta e un applauso ci accoglie al passaggio sotto l’ultimo ponte che si apre sul bacino finalmente riportato agli antichi splendori.
E’ bello incontrare e ritrovare tanti amici, imbattersi in sconosciuti che sono venuti a vedere, incuriositi, questi dieci canottieri che remeranno da Milano a Venezia: percepisci chiaramente che per molti, questo viaggio, non rientra nell’alveo delle possibilità razionali. Ed invece lo era e lo è ancora: noi vogliamo dimostrarlo.

Spendiamo qualche tempo in Darsena per poi entrare, non senza difficoltà dovute alle forti correnti, nel Naviglio Pavese dove pochi metri ci separano da una prima esperienza unica: entriamo in una conca, ovvero in una chiusa che ci consente di superare un salto d’acqua di parecchi metri. Le due barche allineate aspettano al centro la chiusura delle paratie mentre un nuovo nugolo di persone incuriosite ci osservano sprofondare. Ed ecco aprirsi le paratie di fronte a noi e con esse la prospettiva del Naviglio Pavese. Il viaggio è veramente iniziato. Dopo qualche centinaio di metri una gru di Cavanna Traslochi, a bordo strada, è già pronta ad alare le barché perché il Naviglio Pavese, abbandonato alla navigazione da molti decenni, non è più percorribile, avendo il sistema di chiuse completamente compromesso.

E da questo punto, con le persone che ci osservano sempre più stranite, il nostro viaggio proseguirà fino Pavia – per una trentina di chilometri quindi – con le imbarcazioni trainate da due tandem ed appoggiate su due carrelli autocostruiti da alcuni di noi. Un grazie di cuore ad Alise Sicuri di Quantica, allo ZIO Bruno e alla Ciclofficina Balenga.

Il viaggio si trasforma in un’avventura, un primo carrello sembra cedere ma si è solo spostato per colpa di un dosso. Lì capiamo che dovremo andare molto piano. Invadiamo le piste ciclabili con gente che ci dice di mettere le barche in acqua. Ovviamente questo non è possibile. Blocchiamo un’intera rotonda, invadendola di biciclette, poco prima di arrivare a Pavia. La situazione è surreale e si formano chiaramente due fazioni divise tra quelli che ci incoraggiano e quelli che ci fanno notare che le barche non vanno per strada. Lo sapevamo ma non avevamo alternative e arriveremo a Venezia in qualsiasi modo. Mentre pensiamo questo preghiamo anche di non incrociare vigili o polizia: sarebbe una situazione di difficile soluzione.
Il destino ci sssiste e a metà pomeriggio raggiungiamo, più o meno senza intoppi, la sede del Cus Pavia Canottaggio dove ci accolgono con grande calore. Mangiamo qualcosa, facciamo un brindisi coi canottieri e con gli amici dell’Associazione Autismo Pavia e raggiungiamo l’albergo.

La tensione si allenta e la stanchezza improvvisamente fa la sua comparsa: il tempo di una cena e crolliamo sui nostri letti. Da domani il Ticino ed il grande Po, ci aspettano. Si comincia a fare sul serio.

Sabato 16, Giorno 1, Milano – Pavia

Davvero…

si inizia!

Alla fine credevo fosse solo un racconto su facebook, su instagram, su twitter, in radio, o sul giornale.

Ma la dimensione vera forse me la stavo perdendo.

Ecco, così stamattina, quando mi sono alzato un’ora prima del necessario, ho capito che invece era vero, oggi si partiva.

Davvero qualcuno dopo anni sarebbe passato in darsena e da lì alla chiusa della conchetta, davvero diretto in barca fino a pavia.

Oggi il primo crepacuore me l’ha regalato sandro, quando, non contento di avermi fatto lavorare fino alle 11 di ieri sera al carrello delle bici, stamattina trova per caso l’ultima fascetta per legare il tandem al carrello, allora si ho iniziato a pensare che qualche entità suprema avesse deciso di supportarci.

Ho iniziato a ircredermi quando mio padre, dopo aver stipato tutti, ma dico proprio tutti i bagagli, e aver chiuso l’auto, mi chiede dove abbia messo le chiavi: io???

Dopo qualche minuto di panico, vero, per fortuna dal basso dei meandri dei sedili della focus, saltano fuori anche le chiavi della kia.

Va beh, basta particolari inutili, diciamo chi c’era.

C’erano gli amici, in darsena, a farci le foto , sul pontile da cui è in teoria vietato salire. C’erano i genitori, le fidanzate, qualcuna che è svenuta dall’emozione, c’erano 10 remiveri, anzi 11, che stavano inizando a crederci.

Allora, partiamo=?

Nell’emozione dell’applauso della folla, ci allontaniamo dalla darsena e Imbocchiamo, max al timone della non più battezzata barca 1 la REMINGA, e Papoz alla ArcaGea

il pavese. Peccato, che dietro il primo angolo, spunti il battello a motore, con velato garbo ci indichi di andare a marcia indietro e tornare verso la darsena. Ma noi non abbiamo la marcia indietro!

Salvati ancora dall’ennesimo crepacuore della mattina, raggiungiamo a passo d’uomo i barconi dei locali della movida milanese e davanti alla chiusa della conchetta una folla di amici e sconosciuti ci accoglie festante, pronta a vedere dopo tanti anni la chiusa funzionare.

Meccanica chiusa

E qui inizia il terrorismo psicologico e delle fantasiose narrazioni della possenza delle correnti al di là della chiusa: i consigli sono diretti ai vogatri, rema 4 appena puo’, per uscire dal turbine delle acque, vai di timone, lontani con la pagaia. Col fiato sospeso, la chiusa si svuota… e poi si apre… e per fortuna si sgonfia anche il racconto del mitico maelstom che avrebbe dovuto affondarci.

 

Grazie ad un amico ex canottiere, che ci presta la gru, all’altezza del ponte della 95, dove c’è un ponticello pedonale ed un camminamento una volta usato dai buoi, dove l’acqua passa ad un pelo dalla strada, aliamo le barche (ossia le tiriamo fuori dall’acqua).

La manovra non è difficile ma va fatta con attenzione: lanciamo la cima a riva, aiutati da una bottiglietta piena d’acqua che fa da contrappeso, e da riva prima ci aiutano ad accostare e a scendere e disarmare la barca, poi la leghiamo al centro del ponte, in modo che possa scorrere in avanti e opermettere al secondo armo di fare la stessa manovra. Poi imbraghiamo le barche e le solleviamo con la gru, per posarle sul carrello per biciclette che nel frattempo abbiamo montato. Alleggeriamo la battuta sul carrello con la gommapiuma, leghiamo le barche e riposiamo mezz’ora nell’attesa che Sergio carichi i remi sull’auto.

Ora c’è una delle prove del fuoco di oggi, verificare se sia possiible trainare una barca da 12 metri del peso di 80 kg con una bicicletta e un carrello costruito con mezzi recuperati.

Contro ogni mia aspettativa, la giuntura tiene! Non ci avrei scommesso molto, prima, che due piattine da 25 mm avrebbero potuto tenere quel carico!

Ecco, faccio una foto e la metto su twitter… fatto, carico… no! Non è possibile! Si è già rotto!

Primo pit stop: ad un dosso, il carrello è passato troppo veloce ed è saltato, ma la barca ha perso il contatto con il carrello su cui poggiava, e la ruota se né andata per la sua strada. Per fortuna abbiamo un nutrito gruppo di ciclomeccanici, Luca e Gabri ci aiutano subito e in un attimo abbiamo rimesso tutto a posto. Solo molta paura.

Da qui in avanti ci facciamo saggi, ci godiamo il paesaggio, la chiusa di assago è davvero un piacere per gli occhi, una macchina di ingegneria del 1800, e le fabbriche dello stesso periodo ormai dismesse che la circondano rendono l’idea della milano lontana nel tempo e ancora ricca di fascino che vorremo riscoprire.

Ci facciamo cullare dalla poche curve, dal profumo dei fiori di primavera, dallo scampanellio di chi non gradisce barche sulla ciclabile.

I ciclisti al seguito sono bravi, ci aiutano scendendo dalla bici e aiutando il passaggio sui dossi o sulle cunette più pericolose, praticando un nuovo triathlon, biciletta, lancio della bici, alzata o spinta della barca, corsa verso la bici per riprenderla, o portamento di bici mentre se ne guida un altra per restituirla al propietario corso nel frattempo in nostro aiuto.

al cambio della sponda, La ciclabile diventa una vera strettoria per 12 m di barca piu’ 3 di tandem largho 1.80 m. praticamente un bicitreno! Dopo pochi km, poco prima di binasco, c’è un tunnel nella ciclabile, ma è interrotto causa allagamento, per cui non ci resta che invadere la strada statale!

La nostra scorta cicilistica ci precede nella manovra come una staffetta, e riusciamo in breve tempo a riportarci sull’argine giusto, percorrendo lo sterrato che ci porta alle chiuse successive.

Ci raggiunge da Pavia una delegazione del gruppo autistici di Pavia, e ci accompagnano pedalando nella via.

Finalmente, dopo altre bellissime ma abbandonate, sigh, chiuse, raggiungiamo pavia senza altri inconvenienti. L’ultima parte delicata è passare sotto il ponte prima della citta, portiamo il carrello a braccia, e poi passiamo a fianco allo stadio dove c’è anche un bar alla kusturika e un gruppo di curiosi che non ha mai visto un circo come il nostro ci acclama.

Attraversiamo con cautela la città, e a parte una volta in cui ci cade la catena del tandem, con goia arriviamo al CUS pavia, lungo l’argine, dove ci aspettano i festeggiamenti !

E finalmente si brinda e si fa festa con gli amici!

Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato nella difficile giornata, e l’hanno resa possibile e unica, per noi e per tutti quelli che non hanno mai visto la chiusa funzionare né delle barche trainate da delle bici !

A domani, per la prossima tappa fino a Piacenza!

 

2015: Milano-Venezia 450km (16-23 maggio)

 

 

 

 

 

 

 

Giorno 1 – 16 maggio: Milano Pavia 34 km

La distanza per questa prima tappa non è molta, ma presenta le sue difficoltà nei numerosi salti d’acqua del Naviglio Pavese. Si parte dalla sede della Canottieri San Cristoforo, Alzaia del Naviglio Grande 122, si imbocca il Naviglio Grande verso il centro di Milano. Raggiunta la Darsena, si prende il Naviglio Pavese, dove si affronta subito un ostacolo reale e simbolico: la chiusa della Conchetta . All’altezza di Alzaia del Naviglio Pavese 230-Via Chiesa Rossa 94, grazie a un pontile appositamente montato, trasferiamo le barche su carrelli realizzati grazie agli amici della ciclofficina Balenga di Corsico. Da lì, costeggiamo il Naviglio Pavese fino alla sede del CUS Pavia Canottaggio, trainando il carrello con un tandem, scortati da altre biciclette.

Giorno 2 – 17 maggio: Pavia – Piacenza 67 km

Dalla sede del CUS Pavia, già sul Po, si prosegue fino a raggiungere il Comune di Calendasco e infine Piacenza.

Giorno 3 – 18 maggio: Piacenza – Cremona 38 km

Partenza da Piacenza, superate due anse una in prossimità di Mortizza, una di Caselle Landi, arriviamo all’isola Serafini, la più grande del fiume Po. Necessario attraversare la chiusa per proseguire verso Cremona.

Giorno 4 – 19 maggio: Cremona- Casalmaggiore – Guastalla 72 km

Da Cremona verso Casalmaggiore. Superato Polesine Parmense e il piccolo borgo di Isola Pescaroli (Comune di San Daniele Po), passiamo il bosco dell’isola di Maria Luigia (Comune di Martesana Po) e poco dopo ecco Casalmaggiore. Breve sosta, prima di raggiungere Guastalla, passando Viadana in Lombardia e Boretto in Emilia.

Giorno 5 – 20 maggio: Guastalla- San Nicola sul Po- Revere 65,2 km

Si lascia Guastalla, superata  Dosolo, si incontrano Borgoforte e Villa Saviola. Si ritorna in provincia di Mantova, per la sosta nel borgo di San Nicola sul Po. Si riprende passando per San Giacomo Po, San Benedetto Po, Quingentole e infine si giunge a Revere.

Giorno 6 – 21 maggio: Revere- Occhiobello- Bottrighe 96,4 km

La giornata più lunga di navigazione. Il Po ora segna il confine tra Lombardia e Veneto. Dopo la prima ansa si giunge all’Isola Bianchi, a poca distanza segue l’Isola Schiavi. Si prosegue fino a Ficarlo città di confine tra Lombardia, Emilia e Veneto. In prossimità dello sbocco sul Po del Cavo Napoleonico (scolmatore che unisce Reno e Po), ci si ferma brevemente a Occhiobello. Riprendiamo passando Santa Maria Maddalena, Polesella, Guardia Veneta, Crespino, Villanova Marchesana e infine Papozze. Qui inizia il delta del Po, dove si trova l’incile del Po di Goro. Di lì, giungiamo a Bottrighe, frazione del comune di Adria.

Giorno 7 – 22 maggio: Bottrighe- Chioggia- Venezia 57,5 km

Da Bottrighe, passata Cavanella Po, si apre poco dopo l’incile del ramo del Po di Levante. Il Po di Levante si biforca in Po di Bròndolo (a sinistra) e Po di Levante (a destra). Proseuguiamo sul Po di Bròndolo per arrivare sino allo sbocco del Fiume Adige. A Cavanella d’Adige si imbocca il Canale di Valle, fino al Fiume Brenta. Di lì, ci si immette nel Canale Lombardo fino a Chioggia. Dopo una sosta a Chioggia, si percorre la Laguna sino a Venezia.

Giorno 8 – 23 maggio: la Vogalonga

Link rassegna stampa reMIVEri

In questa pagina, link a notizie pubblicate su reMIVEri

 

 

http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/parte-remiveri-viaggio-a-remi-da-milano-a-venezia

http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/remiveri-prima-tappa-fino-a-pavia-in-bici

http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/remiveri-finalmente-in-acqua-da-pavia-a-piacenza

http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/remiveri-tra-secche-e-spritz-da-cremona-a-guastalla

http://www.touringclub.it/notizie-di-viaggio/remiveri-da-guastalla-a-venezia-le-ultime-tappe-del-viaggio-a-remi-lungo-il-po

 

 

 

corriere della sera: http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_aprile_20/remiveri-barca-remi-milano-venezia-expo-01dabf66-e771-11e4-95de-75f89e715407.shtml

 

 

 

la gazzetta dello sport: http://milombardia.gazzetta.it/milano/20-04-2015/expo-milano-venezia-remi-riscoperta-dell-antica-idrovia-110524091757.shtml

 

 

il giorno: http://www.ilgiorno.it/milano/idrovia-milano-venezia-1.873856

Federazione Italiana Canottaggio:

canottaggio.org: http://www.canottaggio.org/2015_2news/0421_milano.shtml

Adn Kronos:

http://www.adnkronos.com/fatti/pa-informa/economia/2015/04/18/sport-lunedi-bisconti-alla-presentazione-remiveri_gJ1YqxAzT5xeQOcM6E3FhL.html?refresh_ce

Smemoranda:

http://www.smemoranda.it/post/1785/Da-Milano-a-Venezia-in-barca-a-remi

Paperblog:

http://it.paperblog.com/remiveri-un-viaggio-in-barca-da-milano-a-venezia-per-riscoprire-le-antiche-vie-dell-acqua-2713369/

 

Carrello, making of…

Per motivi che nei prossimi giorni capirete, i reMIVEri hanno bisogno di un carrello per portare la barca.

Ovviamente, in linea con la sostenibilità del viaggio e dell’impresa, il carrello non sarà trainato da mezzi a motore, bensì da biciclette. E siccome non ci piacciono le cose facili, abbiamo pensato di costruirlo 😉

Si inizia con una bozza di fronte ad una birra, magari anche due.

E’ tutto più facile se hai sottomano un designer e un ingegnere, meglio ancora se c’è qualcuno che poi sa usare un CAD.

Poi quando le cose si fanno operative, è sempre bene rivologersi a chi di ciclomeccanica se ne intende davvero, e chi meglio della cicloofficina balenga ?

Grazie mille agli amici della cicloofficina Balenga per il supporto!

 

 

I pionieri: le imprese milanesi del 1926 e 1927

Non tutti sanno che la nascita del canottaggio a Milano fu ispirata proprio da un lungo viaggio a remi.

Un giorno dell’estate 1890, un gruppo di atleti della Società Ginnastica “Forza e Coraggio” stava remando su dei pattini sul Laghetto di S. Eustorgio (l’attuale darsena di Porta Ticinese), quando a un tratto videro apparire tra la darsena e la conca del Naviglio una barca con voga veneta a quattro remi della storica Canottieri Caprera di Torino, giunta a Milano via Po-Ticino-Naviglio Grande. Nella mente di Guido Alessandro Bonnett nacque l’idea di fondare una società di canottaggio meneghina. A pochi mesi di distanza, nel dicembre del 1890 ebbe origine la Società Canottieri Milano.
Nella seconda metà degli anni venti partirono da Milano due spedizioni che, passando per Venezia, avevano come meta le lontane terre d’Istria e di Dalmazia. Il 13 agosto 1926 un equipaggio composto da Angelo Cattaneo, Giorgio Maggioni, Giuseppe Tettamanzi, Mario Zappa e Guido Ferrari partì alla volta di Pola.  L’itinerario fu Pavia, Cremona, S. Benedetto Po, Papozze, Venezia, Grado, Trieste e Parenzo, e dopo un percorso di circa 710 chilometri, in nove giorni l’equipaggio milanese approdò alla Canottieri “Pietas Julia” di Pola.

L’equipaggio del raid Milano-Pola. di A.Chierichetti
L’equipaggio del raid Milano-Pola. di A.Chierichetti
Raid Milano-Zara: il trasbordo della jole (a Pavia) dal Naviglio al Ticino. di A.Chierichetti
Raid Milano-Zara: il trasbordo della jole (a Pavia) dal Naviglio al Ticino. di A.Chierichetti

Il 6 agosto dell’anno seguente, il medesimo equipaggio (con la sola sostituzione di Guido Ferrari con Arnaldo Chierichetti) si spinse oltre, raggiungendo Zara. Ci vollero questa volta 13 giornate e le tappe di questa ulteriore impresa furono: Piacenza, Casalmaggiore, Ficarolo, Chioggia, Venezia, Lignano, Trieste, Parenzo, Pola, Unie e Zapuntello e, infine, Zara.

Perché reMIVEri

Nel 2013, Massimo Citterio e Giacomo Scandroglio, soci della Canottieri S. Cristoforo, visitando la mostra fotografica Milano tra le due guerre – Alla scoperta della città dei Navigli, attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti, notarono una immagine che ritraeva un gruppo di vogatori della Canottieri Milano. La foto documentava una loro impresa, compiuta negli anni venti: la discesa del Po, da Milano a Venezia, proseguendo fino a Trieste e oltre.
Dopo avere coinvolto altri soci della Canottieri San Cristoforo, si diffuse l’idea di cimentarsi nella stessa impresa. In seguito a ricerche più approfondite, si ritrovò il percorso originale e si cominciò a radicare la convinzione che potesse essere replicato. Grazie al sostegno del presidente della Canottieri San Cristoforo, Sergio Passetti, e all’adesione entusiastica di altri membri della società, è così nata l’associazione reMIVEri.
ReMIVEri si pone l’obiettivo di riaprire le vie d’acqua alla navigazione a remi, attraverso una nuova concezione del turismo sostenibile ed ecologico, che trova in Milano la sua centralità.
ReMIVEri intende far conoscere la bellezza e il potenziale di Milano come città d’acqua riscoprendo le antiche idrovie che collegano la nostra città non solo a Venezia, ma ad altre importanti destinazioni, guardando a Milano non come un punto di partenza, ma crocevia di persone, merci, idee, culture.

milanoacque
Pianta cittadina di Milano del 1888.

ReMIVEri ha avuto esordio in occasione di Expo Milano 2015. Due equipaggi, due gig da quattro vogatori con timoniere, hanno remato 450km in 8 giorni, per coprire l’intero tragitto da Milano a Venezia. Un omaggio alle gesta e un legame simbolico con i vogatori-pionieri, che hanno ispirato la fondazione di reMIVEri, gli ultimi a portare a termine la stessa impresa con un’imbarcazione da canottaggio nell’anno 1927.

mappa-remiveri-2015

ReMIVEri continuano nella loro missione di valorizzare lo sport del canottaggio, di riscoprire la bellezza e il potenziale di Milano come città d’acqua, di riaprire le antiche idrovie per promuovere il territorio e il paesaggio italiani attraverso un turismo consapevole ed ecologico.

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tutte le foto sono CopyRight di Arnaldo Chierichetti, le trovate sul sito www.clponline.it